
Elenchiamo di seguito tutte le novità che nel 2015 riguarderanno le famiglie italiane,
generalmente nel settore delle politiche sociali e particolarmente
per le coppie che avranno figli biologici o adottati.
Riportiamo integralmente l'articolo di Carlo Pareto su l' "Avanti!" di mercoledì 7 gennaio 2015.
Bonus bebè
Per ogni figlio nato o adottato tra il 1º gennaio 2015 e il 31 dicembre 2017, alle famiglie spetta un bonus di 960 euro annui, erogato mensilmente. L’assegno, che non concorre alla formazione del reddito complessivo, è corrisposto fino al terzo anno di età o al terzo anno d’ingresso in famiglia. L’incentivo è riconosciuto per i figli di cittadini italiani o Ue o extraUe con permesso Ue per soggiornanti di lungo periodo, residenti in Italia. Il nucleo deve detenere un Isee non superiore a 25mila euro annui e l’assegno è pagato dall’Inps. Se l’Isee non supera i 7mila euro annui, l’importo raddoppia. Entro 30 giorni dall’entrata in vigore della legge di Stabilità 2015, un Dpcm detterà le disposizioni attuative. La spesa stimata per il bonus bebè è di 202 milioni per il 2015, 607 per il 2016, 1.012 per il 2017 e per il 2018, 607 per il 2019 e 202 per il 2020.
Un fondo per il nucleo
È istituito presso il ministero dell’Economia un fondo per interventi a favore della famiglia. Per il 2015 ha una dotazione di 108 milioni. Una quota di 100 milioni è riservata al rilancio del piano di sviluppo del sistema territoriale dei servizi socio-educativi per la prima infanzia. Una quota di 5 milioni per il 2015, è destinata al Fondo per la distribuzione di alimentari alle persone indigenti ( Dl 83/2012 articolo 58). Cinque milioni aggiuntivi andranno al sostegno delle adozioni internazionali. Un Dpcm stabilirà destinazione del fondo, criteri di riparto, obiettivi e disposizioni attuative.
Social card più ricca
È aumentato di 250 milioni all’anno, dal 2015, il Fondo che finanzia la social card, la carta da 40 euro al mese per l’acquisto di cibo e per il pagamento delle bollette energetiche, destinata ai cittadini meno abbienti, istituita dal Dl 112/08. La “vecchia” social card ha 470mila beneficiari: 250mila over 65 e 220mila bambini sotto i tre anni, prevalentemente del Sud.
Gli 80 euro strutturali
Diventa strutturale il bonus di 80 euro in busta paga introdotto dal Dl 66/2014. La somma dovuta è pari a 960 euro all’anno se il reddito complessivo va da 8.145 a 24mila euro mentre decresce per le situazioni reddituali da 24mila a 26mila euro. I sostituti d’imposta potranno riconoscere il credito spettante ai lavoratori senza attendere una loro richiesta esplicita, attribuendolo negli emolumenti corrisposti in ciascun periodo di paga e rapportandolo al periodo stesso.
Pensioni 2015,
arriva la stretta sulle prestazioni ai deceduti.
La legge di Stabilità cerca di porre rimedio all’indebita erogazione di trattamenti di quiescenza ai titolari deceduti. Dal corrente anno, infatti, il medico necroscopo sarà tenuto a inoltrare all’Inps, in modalità telematica entro 48 ore dall’evento, il certificato di accertamento del decesso, pena l’applicazione di una sanzione da 100 a 300 euro. Inoltre, chi percepisce pensioni o altri trattamenti su delega di una persona deceduta sarà tenuto a restituire le somme all’Inps con obbligo, a tal fine, per banche e Poste di bloccare i conti correnti e di comunicare all’Istituto i dati dell’indebito percettore. La manovra finanziaria per il 2015 stabilisce inoltre che, a decorrere dal 1° gennaio 2015, il medico necroscopo deve trasmettere all’Inps, entro le 48 ore dall’evento, il certificato di accertamento del decesso. La comunicazione va fatta in via automatizzata, online, e in caso di violazione è prescritta l’applicazione delle sanzioni dell’art. 46 del dl n. 269/2003 (convertito dalla legge n. 326/2003), ossia di una ammenda pecuniaria il cui importo è variabile da 100 a 300 euro. Sempre in tema di corresponsione di prestazioni a deceduti, si stabilisce ancora che i trattamenti in denaro disposti dall’Inps per il periodo successivo alla morte dell’avente diritto su un conto corrente acceso presso un istituto bancario oppure postale sono erogati con riserva. L’istituto bancario e la società Poste italiane sono tenuti alla loro restituzione all’Ente assicuratore qualora i trattamenti siano stati posti in pagamento senza che il beneficiario ne avesse titolo. A tal fine, l’istituto bancario o la società Poste italiane non possono utilizzare queste somme allo scopo di estinguere propri crediti. Le stesse responsabilità sono prefigurate anche a carico dei soggetti che hanno ricevuto direttamente i trattamenti in contanti per delega o che ne hanno avuto la disponibilità sul conto corrente bancario o postale, anche per ordine permanente di accredito sul proprio conto, o che hanno svolto o autorizzato un’operazione di pagamento a carico del conto disponente, sono obbligati al reintegro delle cifre elargite a favore dell’Inps. Laddove l’istituto bancario o le Poste non possano soddisfare la richiesta dell’Ente di previdenza per impossibilità sopravvenuta del relativo obbligo di restituzione o per qualunque altro motivo sono tenuti a comunicare all’Istituto di previdenza le generalità del destinatario o del disponente e l’eventuale nuovo titolare del conto corrente.
Inps, video “sportello voce”
un nuovo servizio dedicato ai sordi.
Sportello voce: un nuovo servizio per le persone con disabilità uditive. Attivo da novembre in via sperimentale nelle sedi di Roma Tuscolano e Roma Eur, il servizio consiste in un sportello nel quale il rapporto con gli utenti sordi è gestito da personale Inps che conosce la lingua italiana dei segni (Lis). Alle persone interessate è stata inviata una lettera che comunica l’avvio dell’iniziativa, la sede, gli orari e i giorni di apertura dello Sportello, l’indirizzo mail e i numeri di telefono Dts (telefoni con dattiloscrittura) ai quali fare riferimento per un appuntamento, se necessario. Dal 12/12/2014 è’ anche possibile visionare un video, accedendo in Home > Inps Comunica > Multimedia > Video > Campagne Informative.
Unimpresa, pensioni
la spesa crescerò di 16 mld nel triennio 2015-2017.
Crescerà di oltre 16 miliardi di euro la spesa per le pensioni in Italia nel triennio 2015-2017. Le uscite per la previdenza previste nel bilancio pubblico passeranno dai 258,8 miliardi del 2014 ai 275,1 del 2017 in crescita del 6,28%; su anche la spesa per i cosiddetti consumi intermedi di 4,6 miliardi (+3,65%) da 128,4 miliardi a 133,1 mld, nell’ambito di un bilancio pubblico che vedrà salire complessivamente la spesa di 18,4 mld (+2,21%) da 835,2 miliardi a 853,7 mld. Questi i risultati più significativi di una analisi del Centro studi di Unimpresa che ha passato al setaccio le voci del bilancio pubblico del nostro Paese alla luce delle misure previste nella legge di stabilità per il 2015 appena approvata dal Parlamento. Secondo il rapporto di Unimpresa, basato sui dati ufficiali della Ragioneria generale dello Stato, la spending review non ha effetti tangibili sui conti pubblici che cresceranno costantemente nel triennio 2015-2017. La spesa per le pensioni passerà dai 258,8 mld del 2014 ai 263,1 mld del 2015 e poi crescerà ancora a 268,1 mld nel 2016 e a 275,1 mld del 2017: complessivamente lo Stato pagherà, per la previdenza, 16,2 mld in più alla fine del triennio rispetto al 2014 con un aumento del 6,28%. Nessun calo, poi, per le pensioni dei dipendenti pubblici che caleranno di appena 134 milioni nel triennio (-0,08%): il costo degli stipendi dei lavoratori della Pa passerà dai 163,01 mld del 2014 ai 163,1 mld del 2015 per poi calare leggermente nel 2016 a 163,07 mld e a 162,9 mld nel 2017.
In costante aumento i consumi intermedi (principalmente acquisti di beni e servizi necessari al funzionamento della macchina della Pa) che, dopo un lievissimo calo nel 2015 a 74,2 mld rispetto ai 76,6 mld del 2014, riprenderanno la corsa a 75,4 mld nel 2016 e a 74,1 mld nel 2017: complessivamente lo Stato pagherà per i consumi intermedi 4,6 mld in più alla fine del triennio (+3,65%). Il calo dello spread non porterà vantaggi significativi, stando alle previsioni del governo, sul bilancio pubblico: la spesa per interessi sui titoli di Stato passerà infatti dai 76,6 mld del 2014 ai 74,2 mld del 2015 per poi risalire a 75,4 mld nel 2016 e calare di nuovo a 74,1 mld nel 2017; in totale sul bilancio pubblico ci sarà una riduzione, in relazione alle uscite legate agli interessi passivi, pari a 2,5 miliardi (-3,29%). Complessivamente, però, il bilancio pubblico del nostro Paese arriverà a registrare uscite per 853,7 mld nel 2017 rispetto agli 835,2 mld del 2014, agli 833,1 del 2015 e agli 847,02 del 2016: nel triennio l’incremento di spesa è pari a 18,4 mld (+2,21%). “I dati dimostrano che il governo ha rinunciato a tagliare gli sprechi nel bilancio pubblico e che l’importante lavoro svolto dalla commissione Spending review guidata da Carlo Cottarelli è andato in fumo” ha commentato il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi. “Sforbiciare la spesa, aggredire soprattutto quella malata è importate per recuperare risorse da destinare alla riduzione del carico fiscale che grava su famiglie e imprese” ha aggiunto Longobardi.
(Carlo Pareto)
